Trasformazione della società iperveloce, stagione delle emergenze, perdita di punti di riferimento e capacità di prevedere il futuro ridotta ai minimi termini: questo, senza troppi giri di parole, è lo scenario odierno.
E in questo scenario appare sempre più chiaro che, per tornare a credere nell’oggi e nel domani, abbiamo bisogno di leader che sappiano interpretare la leadership in modo evoluto rispetto al passato. Una leadership lontana dagli stereotipi che fino ad oggi l’hanno rappresentata, per poter percorrere strade dissestate con piede sicuro.
Il concetto di leadership finora è stato spesso associato al mondo del business e a quelle figure, per lo più maschili, che si stagliavano nel cielo come condottieri su cavalli bianchi pronti a trainare con tutta la loro forza verso approdi sicuri una moltitudine di seguaci.
Ecco, questa figura nel 2023 non è più valida perché, al di là di esistenti teorie innatiste o comportamentiste, la leadership può essere coltivata da chiunque, soprattutto perché oggi ad un leader (e ai suoi seguaci) è richiesta più adattabilità che tecnica per procedere all’interno di un ecosistema di valori condivisi con l’obiettivo di una meta comune.
Certamente bisogna essere consapevoli innanzitutto della propria maturità emozionale, una condizione difficile da ottenere per chi non ha sviluppato la capacità di ascolto di se stesso, allineando cuore, mente e corpo e analizzando a fondo le proprie paure.
Ma il percorso per essere leader presuppone questa condizione per poter toccare corde e stimolare reazioni positive negli altri. Quindi: prima consapevolezza, poi possiamo dedicarci ad altri.
E come possiamo diventare consapevoli del nostro IO?
Cambiando il mindset: essere persuasi che all’interno di ognuno di noi ci sono elementi sia femminili che maschili, in ossequio alla filosofia taoista dello Yin e dello Yang e, soprattutto, imparando ad essere nel mare in tempesta.
Gli elementi femminili e maschili sono utili per imparare a comunicare utilizzando energie diverse: a volte c’è bisogno di rotondità, di fluidità, di cura e attenzione. A volte di energia e determinazione con il focus sull’agire più che sul pensare.
In secondo luogo è il viaggio che ci deve stimolare piuttosto che pensare di partire da una riva per approdare ad altra riva. E questo non perché dovremmo essere dei supereroi ma, più semplicemente, perché la società è turbolenta e liquida e non dà certezze. Si genera quindi un sistema perpetuo che ci porta da una stabilità alla rottura, fino al caos arrivando ad un nuovo ordine per poi ricominciare il giro senza soluzione di continuità. È solo questione di tempo.
Quali sono gli elementi per interpretare al meglio tale situazione? L’ascolto, l’empatia, la capacità di cura degli altri e la lungimiranza. Questi elementi sono necessari per coinvolgere le persone, sviluppare motivazione ed iniziativa utili a migliorare se stessi e, di conseguenza, l’ambiente che le circonda.
Infatti l’obiettivo è costruire nuove comunità, microclimi di relazioni positive e di sussidiarietà che porti le persone dall’essere dipendenti da qualcuno o qualcosa, all’essere indipendenti fino ad arrivare all’interdipendenza dove, fuor di retorica, l’unione fa la forza.
Cosa serve, quindi, per essere leader oggi?
Presenza fisica e capacità di generare fiducia; saper ascoltare oltre le parole ed evocare consapevolezza negli altri; definire obiettivi e modalità di lavoro; infine scoprire i talenti che albergano, spesso sopiti, in ognuno di noi, svilupparli e trattenerli affinché ciò che stiamo costruendo possa essere stabile nel cambiamento.