Il caso: la comunicazione Ferrari dopo il Gran Premio di F.1 a Silverstone - UK.

Il caso: la comunicazione Ferrari dopo il Gran Premio di F.1 a Silverstone - UK.

L’articolo di oggi è legato al Gp di Gran Bretagna di F.1, tenutosi a Silverstone due weekend fa. La gara, come sarà noto agli appassionati e non, è stata vinta da una Ferrari, la numero 55 di Carlos Sainz.

Ma da quando seguo la Formula 1, ossia da più di quarant’anni e nello specifico in epoca social, non avevo mai visto una sollevazione popolare così forte, decisa e a tratti quasi violenta contro la gloriosa scuderia di Maranello. Fatto che ha procurato un certo scalpore tra i mass-media e tra gli addetti ai lavori.

Curioso che questa situazione, spiacevole per la Ferrari e per il pilota spagnolo, che giova ricordarlo era alla prima vittoria in carriera, si sia creata proprio nel giorno in cui la Ferrari tornava sul gradino più alto del podio, dopo quasi tre mesi di astinenza.

Ciò che ha fatto scaturire tale tensione tra i tifosi è stata la oramai nota gestione del box della Ferrari nella parte finale del Gp e la successiva spiegazione dei fatti da parte del Team Principal Ferrari.

Infatti quando, a poco più di dieci giri dalla fine, la Safety Car è entrata in pista e ha neutralizzato i distacchi, gli strateghi della Ferrari non hanno probabilmente avuto la mente fredda per fare ciò che è apparso a tutti logico: cambiare le gomme a entrambe le monoposto.

E' successo così che il beniamino acclarato del team italiano, Charles Leclerc, è stato lasciato in pista con le gomme a mescola dura, affaticate da svariati giri percorsi, e il forte pilota monegasco si è trovato a dover lottare con tutti i piloti muniti di gomme fresche a mescola morbida. Il primo posto detenuto da Leclerc era apparso appeso ad un filo. Sappiamo come è finita con Charles solo quarto al traguardo e con un recupero di punti sul suo rivale diretto per il titolo Max Verstappen ridotto di sole sei lunghezze.

Arriviamo quindi al cuore dell’articolo: la comunicazione Ferrari.

Dal 2019 Mattia Binotto, ingegnere di lungo corso in Ferrari, è diventato Team Principal e non sono poche le occasioni in cui, per diversi motivi, la sua gestione della comunicazione con i media è stata criticata dall’opinione pubblica. Binotto, tra l’altro, e non è una colpa certamente, non ha un “phisique du role” da leader: la sua pettinatura e gli occhiali gli conferiscono un’immagine morbida e accomodante e il tono della voce è lontano dall’essere assertivo. Inoltre il suo “essere ingegnere” lo porta ad analizzare puntualmente i fatti ma la sua comunicazione non arriva alla pancia delle persone e pare per lui un fastidio piuttosto che un dovere. Quindi, quando le cose non vanno al 100%, i tifosi non sono teneri.

Ciò che principalmente ha fatto scatenare l’ira dei tifosi è stato il rimprovero che l’ingegnere ha riservato a Leclerc con il dito indice alzato come se il pilota monegasco fosse uno scolaretto qualsiasi. Al di là delle parole, che nessuno di noi conosce esattamente, il linguaggio del corpo di Mattia non ha lasciato spazio a dubbi.

Per comprendere però perché l’opinione pubblica si sia schierata così tanto dalla parte di Leclerc bisogna analizzare il contesto. Infatti il pilota monegasco veniva da ben cinque gare difficili e che, per cause diverse, gli erano costate la vittoria. In un certo senso Charles vantava nei confronti della Ferrari di un credito, credito che le scelte del muretto box a Silverstone non hanno onorato. Quel dito puntato di Binotto ha quindi esacerbato ancora di più gli animi e sicuramente una maggiore attenzione poteva essere dedicata nella gestione comunicativa di questa vicenda.

Curioso che molti noti volti della tv satellitare si siano schierati a favore di Binotto con frasi che giustificano il diritto di un datore di lavoro di trattare un proprio dipendente come meglio crede. Francamente tale presa di posizione stride e non poco, soprattutto in un epoca dove tra concetti di inclusività e solidarietà espressa in diversi modi, ogni giorno le nostre orecchie vengono subissate di concetti, a volte astratti e a volte di pura speculazione politica.

A questo punto, quindi, si apre un grande tema, ossia se la Ferrari dovrebbe investire su una figura più idonea a comunicare con i giornalisti, che sono un mezzo per arrivare a tifosi, oppure se in fin dei conti è un argomento che non dovrebbe avere così tanta rilevanza.

 

Ovviamente la mia posizione è piuttosto ovvia: sposo la prima idea.

Perché? Perché oggi la comunicazione in epoca social caratterizzata dalla costante attenzione parziale, è divenuta preminente e, piaccia o no, non se ne può fare a meno. Inoltre la percezione della realtà che crea realtà soggettive in ognuno di noi rende il quadro ancor più complesso. Il rischio è che la pressione esercitata dai tifosi, in qualità non di semplici ricettori di un messaggio ma piuttosto di persone attive, contribuisca a creare malumori che si ripercuotano sulle prestazioni in pista dei piloti Ferrari.

Le aziende, piccole o grandi che siano, dovrebbero dedicare alla comunicazione un ruolo centrale e, francamente, non comprendo come un global brand dal valore inestimabile come la Ferrari non gestisca in modo più attento questo delicato ruolo.

Certamente il martedì successivo al gran premio quando l’ingegner Binotto ha raggiunto il suo pilota a Montecarlo e ci ha cenato assieme, è apparso chiaro ai più che in atto vi erano delle scuse e delle conferme su quanto la Ferrari puntasse sul Leclerc.

Vedremo nell’evolversi del campionato se in Ferrari ci sarà un approccio alla comunicazione diverso dopo l’accaduto oppure se lo stile pragmatico del Team Principal avrà la meglio.

VZ

 

 

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