L’importanza di abbracciare la complessità. Cosa significa ?

L’importanza di abbracciare la complessità. Cosa significa ?

Il tema della complessità è oggi giorno di centrale importanza.

La società negli ultimi quindici anni, da quando internet e social network hanno fatto breccia tra i più, si è tanto evoluta quanto rivoluzionata creando, di fatto, un sistema di vita quotidiana molto complesso.

Perché complesso e non complicato?

Questi due termini, utilizzati spesso come sinonimi, sono profondamente diversi. Infatti l’etimologia della parola complicato deriva dal latino complicare e indica qualcosa di piegato o avvolto su se stesso. Risolvere la complicazione può essere un percorso lungo e faticoso ma una soluzione c’è sempre. Un problema di matematica può esser complicato ma sappiamo a priori che, se svolgiamo bene i passaggi, giungeremo alla soluzione.

Invece il termine complessità deriva dal latino complexus, ossia qualcosa di intrecciato e composto da diverse parti che possono essere anche interdipendenti tra loro. Di conseguenza non è detto che si possa arrivare ad una soluzione, o quantomeno ad un’unica soluzione. Un quadro clinico “complesso” di una persona potrebbe portare alla morte della stessa.

Appare chiaro che per poter cercare di risolvere una situazione complessa bisogna imparare a guardarla dall’alto e nel suo insieme per comprenderne sia le dinamiche che le sfumature ed avere diversi punti di vista. Bisogna quindi abbracciarla.

Questi passaggi raramente avvengono, per una serie di motivi. 
Il primo perché le analisi sono faticose e richiedono tempo. Tendenzialmente la frenesia della quotidianità le fa apparire costose, anche in termini emotivi, per cui si pensa che convenga andare dritti al punto, in ossequio ad una semplificazione solo in apparenza produttiva e che nasconde trappole note come bias (tipiche sono la trappola dell’ancora - fare affidamento sulle prime idee; la trappola del confermato dall’evidenza - cercare solo le informazioni che confermano il nostro pensiero; la trappola dell’impostazione - ogni volta che si pone la domanda in modo sbagliato al fine di ottenere la risposta voluta).

In secondo luogo perché richiedono pensiero e capacità di lettura dei fenomeni. 
Nella mia intervista al professor Emmanuel Toniutti, eticista e consulente direzionale in tema di leadership, egli mette in risalto il concetto di saper leggere con gli occhiali giusti.

“C’è leggere e leggere. Se si legge un libro con i propri occhiali, ossia si va a fare del libro uno specchio di ciò che si è, non si sta in realtà leggendo. Bisogna, quindi, saper restituire il pensiero di un autore senza giudicarlo, anche se non siamo d’accordo con l’autore”. Diversamente stiamo attuando un bias confermativo, di fatto improduttivo per comprendere la complessità. 
Possiamo fare riferimento quindi ad Averroè, un filosofo mussulmano vissuto nel medioevo (1126-1198). Egli sosteneva che: “L’ignoranza conduce alla paura, la paura conduce all’odio, l’odio conduce alla violenza”. 
Quindi l’ignoranza, intesa come non conoscenza, è la madre dei problemi. (Ascolta il passaggio dell’intervista).

Da qui appare chiaro come abbracciare la complessità è necessario, non solo per comprendere meglio le dinamiche odierne, ma proprio perché se lo facessimo in più persone, e fuor di retorica, ne trarrebbe beneficio pratico la nostra società.

Curioso invece il fatto che, proprio nel momento in cui abbiamo a disposizione un importante numero di fonti di informazione diversificate per analizzare al meglio i contesti, l’essere umano tenda a rifiutare tali comportamenti investigativi entrando in una zona di comfort pericolosa sia per se stesso, sia per la collettività verso la quale ha, eventualmente, un’influenza.

VZ

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